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L'Energia Nucleare potrebbe essere una soluzione

Future
23-10-19
Antonio Piemontese

Era tornato al centro del dibattito sul finire del decennio scorso, ma l’incidente di Fukushima e il contraccolpo mediatico che ne seguì chiusero definitivamente la questione. Da allora, il movimento nucleare è sparito dai radar nella Penisola. Difficile trovarne tracce anche su internet, dove le ultime vestigia risalgono a poco meno di dieci anni fa, quando agli elettori venne chiesto di esprimersi una seconda volta dopo la prima, subito dopo Chernobyl nel 1986.

ENEA ha da poco ricevuto 250 milioni di euro per la ricerca sulla fusione nucleare

E dire che tra le proprie fila annoverava nomi di peso della scienza, della politica e della medicina. Come Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e convinto sostenitore di questa forma di energia. In realtà, ci sono ancora due impianti accesi nel nostro paese, si trovano a Casaccia, vicino Roma, e sono usati per scopi di ricerca sui reattori di quarta generazione.

In Italia non si produce più energia nucleare ma si acquista dai vicini europei

Con il movimento green innescato da Greta Thunberg, il tema sta, però, riprendendo quota. Se il problema è l’anidride carbonica, si chiede qualcuno, l’energia atomica lo risolve. Nella galassia ambientalista, un ecosistema in cui convivono sensibilità profondamente differenti, esistono da sempre voci a favore della fissione.

Overshoot Day, la data che segnala la fine delle risorse del pianeta

Come Chicco Testa, storico leader del movimento in Italia, con un passato tra i fondatori di Legambiente. Il morale non è alto. Lo contattiamo per fare il punto della situazione. «Grazie, ma ritengo l’argomento ormai impraticabile nel nostro paese» risponde declinando cortesemente l’invito.

L'argomento nucleare è, a torto, ormai impraticabile nel nostro paese

«Fukushima ha riportato nell’opinione pubblica la sensazione che le centrali nucleari rappresentano un pericolo» ammette Giuseppe Mazzitelli, responsabile della Divisione Tecnologie per la Fusione dell’ENEA, il cui acronimo una volta stava per Ente Nazionale Energia Atomica. Un super tecnico con una prospettiva a cavallo tra passato e futuro. E il futuro si chiama fusione. Ma andiamo con ordine.

Il dibattito sul nucleare in Italia si è arenato dopo Fukushima

«Non possiamo dire che una centrale è sicura – spiega - il termine va usato con estrema cautela. Ma la sicurezza non fa parte della nostra vita in tanti altri ambiti, a partire da quando usciamo di casa per fare una passeggiata e rischiamo di essere investiti da un’auto. A ben guardare, a Fukushima sono morti solo due tecnici a seguito di un’esplosione di gas». «Il punto è che oggi come oggi – prosegue il ricercatore - ci troviamo di fronte a un’emergenza climatica e dobbiamo ripensare all’uso dei combustibili fossili».

Ci troviamo davanti a un'emergenza climatica che ci impone di ripensare i combustibili fossili

Qualche dato. Le centrali nucleari producono circa un terzo dell’elettricità e un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione Europea, Italia compresa. Secondo i sostenitori, si tratta della fonte di energia di gran lunga più sicura. Uno studio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e di Forbes individua il carbone come fonte energetica più letale per miliardo di kWh di energia prodotta. Seguono petrolio, biomasse, gas naturale, idroelettrico, solare, eolico. Fanalino di coda, il nucleare.

Chernobyl: il più grande disastro nucleare della storia

«Partiamo da un assunto: nel 2050 sarebbe teoricamente possibile coprire i consumi di oggi solo con le rinnovabili. Il problema è che allora i paesi in via di sviluppo vorranno godere del nostro stesso livello di benessere. A un convegno in India il relatore locale raccontava con orrore che uno stato vicino aveva un consumo di energia pro-capite quattro volte superiore al loro».

Nei paesi in via di sviluppo il nucleare è una delle chiavi del benessere

«Era assolutamente necessario, concludeva, assicurare al più presto anche ai suoi connazionali lo stesso livello di benessere. Questione di orgoglio. In un contesto del genere, il nucleare è un’opzione concreta, magari con i reattori di quarta generazione, più piccoli e sicuri». Al momento, però, non sono ancora disponibili.

Il problema delle scorie radioattive non è mai stato risolto

Ma, referendum a parte, in linea puramente teorica è possibile riaprire il discorso in Italia? «No» afferma schietto Mazzitelli «Avrebbe senso con una strategia energetica che preveda dieci impianti, non uno solo. Una centrale nucleare comporta costi altissimi, dal mantenimento alla prevenzione di attacchi terroristici. Per non parlare dello stoccaggio delle scorie». Già, le scorie. Non esiste un solo sito al mondo la cui sicurezza sia stata accertata definitivamente. Il desiderio proibito si chiama fusione.

La fusione nucleare è il sogno proibito di ogni fisico

L’Italia ci sta lavorando a Frascati, nel laboratorio diretto proprio da Mazzitelli. Ci vorrà tempo: molti problemi sono già stati risolti, tanti restano sul tavolo. «Il primo è come dissipare il calore prodotto da temperature che arrivano a 150 milioni di gradi, e su questo stiamo lavorando con un innovativo macchinario chiamato DTT. Ma bisogna anche risolvere il rebus dell’interazione dei neutroni con i materiali, che provoca degrado strutturale».

L'emergenza invisibile dell'inquinamento atmosferico

L’Europa si è data l’obiettivo di raggiungere la fusione entro il 2050. Ce la faremo? Il ricercatore non si sbilancia. «Non si tratta di un percorso lineare. Bisogna essere pronti a seguire più strade, e a trovare soluzioni alternative. E poi, anche qui, ci sono i costi». Gli investimenti richiesti sono ingenti, e una parte dell’opinione pubblica è scettica.

L'Europa si è data trent'anni per realizzare la fusione nucleare

Ma il gioco vale la candela: un bambino nato oggi potrebbe vivere fra 30 anni in un mondo dove la fusione nucleare è realtà. Energia prodotta a partire dall’acqua di mare, praticamente inesauribile, e con scorie limitate, gestibili in un centinaio d’anni. Praticamente un sogno.

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